Agricoltura+cheNaturale
giovedì 14 marzo 2019
Diario di agricoltura naturale autunno 2018
martedì 12 aprile 2016
Coltivazione del Pomodoro in vaso sul balcone
Mi rendo conto che una coltivazione in città a poco di naturale non si può certo parlare di un ecosistema complesso...ma per chi non ha la fortuna di abitare in campagna può essere un alternativa...come molti stanno sperimentando anche in grosse città come New York. Per chi volesse cimentarsi ecco qualche consiglio.
Pomodoro
(nome scientifico: Lycopersicon
esculentum)
L'inizio della
sua coltivazione in area mediterranea si fa risalire all'inizio del XIX secolo.
si ritiene che questa specie sia originaria dell'America Latina e del sud del
nord America.
La sua coltivazione è praticata un po' in tutto il mondo.
In Italia e' coltivato un po' in tutte le regioni, in
particolar modo in Emilia-Romagna, Campania, Puglia e Sicilia.
Il pomodoro, inoltre, e' uno degli ortaggi più coltivato in
atmosfera protetta.
Appartiene alla famiglia delle Solanacee (di cui fanno parte anche melanzana, patata e peperone,
ecc.)
Il portamento della pianta, originariamente era espanso e
strisciante, ha subito diverse modifiche, in relazione agli interventi di
miglioramento varietale, con l’ottenimento di tipi a portamento più raccolto,
fino al fusto eretto delle varietà moderne con la creazione di bacche a frutto
voluminoso (il frutto botanicamente e' una bacca).
Clima
Il pomodoro essendo originario dei tropici, si adatta a
condizioni di clima temperato caldo.
La durata del
ciclo biologico e' variabile sia per effetto delle condizioni climatiche che
della varietà e della tecnica colturale.
Il
frutto, di colore rosso di diverse tonalità (in qualche vecchia
varietà giallo o bianco), di grandezza e forma molto variabile, tonda,
appiattita, ovale, allungata, di piccola, media, e grande pezzatura.
La colorazione
rossa e' determinata dalla presenza del licopene, quella gialla dal
betacarotene (una sostanza antiossidante).
Con condizioni climatiche favorevoli, se non intervengono
cause avverse, l'accrescimento del pomodoro continua nelle varieta' a crescita
indeterminate(che hanno bisogno di sostegni per crescere meglio).
Mentre termina con un infiorescenza nelle varietà ad
accrescimento definito " autoportante" ( varietà a crescita
determinata).
Le infiorescenze possono essere racemi semplici o
ramificati;
I primi generalmente nella parte più bassa della pianta, i
secondi nella parte superiore.
Anche sulla stessa infiorescenza, la fioritura non e'
contemporanea.
Il pomodoro coltivato e' normalmente autogamo (cioè si
autoimpollina, anche se si può verificare comunque la fecondazione incrociata
ad opera di insetti. Il pomodoro si adatta a diversi tipi di suolo.
I
limiti ottimali di temperatura sono:
temperatura diurna intorno ai 27°C
e notturna di 18°C
per ottenere una colorazione rosso intensa ed una migliore composizione
dei frutti.
La durata del ciclo dipende dalla varietà scelta.
L'intensità
e la qualità della luce possono influenzare l'epoca
dell'inizio della fioritura, la percentuale dei fiori allegati e la colorazione
delle bacche.
Per questo nella coltivazione sul balcone (o terrazzo) è necessario che questo sia esposto a sud
almeno per metà della giornata.
La
disponibilità idrica e' l'altro fattore per avere una
buona produzione.
A questo scopo per chi ha molti vasi sul balcone esistono in commercio dei kit di
microirrigazione da utilizzare a tale scopo,
(per chi vuole spendere un pò di più ci sono in commercio dei timer per
l’automazione e la programmazione dell'irrigazione.
Concimazione
, soprattutto per una coltivazione più
naturale possibile è bene utilizzare un concime a base di sostanza organica
(che si trova facilmente in commercio) , per i benefici effetti che questa
ha, oltre che a essere un buon
apportatore di elementi minerali indispensabili per il nutrimento della pianta.
Oppure del compost “casalingo”.
Se si sceglie invece di utilizzare dei fertilizzanti
minerali, bisogna fare particolare attenzione all’azoto. Esalta il vigore vegetativo e, quindi, e' un
elemento importante per l'ottenimento di rese elevate.
Ma il suo eccesso può esaltare eccessivamente il rigoglio
della vegetazione a discapito della fruttificazione, determinando ritardo della
maturazione, maggiore sensibilità alle malattie, e all'attacco di insetti (
afidi ad esempio) peggioramento delle caratteristiche qualitative dei frutti,
per eccessiva acquosità , scarsa consistenza della polpa, riduzione degli zuccheri,
aumento dell'acidita, ecc.
Interventi colturali
Volendo si può utilizzare la pacciamatura anche in vaso ,
qualora si abbia a disposizione del materiale atto a tale scopo.
Per le varietà a crescita indeterminate, è necessario
provvedere all’ adozione di sostegni.
Favorendo così un
uniforme sviluppo della pianta, facilitando le operazioni di potatura
verde, una più uniforme pezzatura dei
frutti e riducendo le infezioni parassitarie.
I materiali
impiegatiper sostegno delle piante di pomodoro sono diversi. Comunemente si
usano canne, pali e paletti ( di castagno o di pioppo o di salice), fili dj
ferro zincato, spago, ecc.
Volendo si può
sfruttare anche la ringhiera del proprio balcone.
In molti consigliano di effettuare la potatura verde che
comprende le operazioni di scacchiatura
e cimatura.
Con la prima si eliminano tutti i germogli ascellari,
lasciando il pomodoro ad un solo stelo;
Con la seconda si elimina l'apice vegetativo, per evitare un
eccessivo accrescimento e favorire la maturazione dei frutti apicali. Da considerare però che le ferite causate dalla potatura potrebbero essere causa di ingresso di eventuali patogeni.
Raccolta
Il pomodoro ha una maturazione scalare , ma esistono anche
varietà a maturazione contemporanea (create per il pomodoro da industria per
agevolare la loro meccanizzazione e raccolta in una sola passata)
Avversità
Il pomodoro e' molto suscettibile alle virosi, per evitare
ciò si può ricorrere all’utilizzo di varietà tolleranti o resistenti ( per le
malattie da virus non esiste cura
Per il resto se metterete dei fiori che attirano gli insetti
utili, ed eviterete di bagnare le foglie (scongiurando così la comparsa di malattie fungine), la
coltivazione è abbastanza semplice,
infatti è una delle specie più scelte per essere coltivate sul balcone).
Cosa vi occorre
- cassette di plastica (100 x 40 x 40)
o che contenitori che siano abbastanza capienti.
- Terriccio, concime
- Piantine da trapiantare
- Tutori (nel caso servano)
Bibliografia:
- Remigio
Baldoni, Luigi Giardini – Coltivazione erbacee – Patron editore.
mercoledì 6 aprile 2016
La consociazione
La
consociazione è ampiamente utilizzata in tutti i tipi orto non specializzati
(convenzionale, biologico, biodinamico, sinergico, in permacultura ecc.)
Scopo
della consociazione e' di ottenere produzioni superiori (e non solo) rispetto
alle colture specializzate sfruttando meglio lo spazio, con idonee associazioni
di specie diverse.
Formazioni
vegetali " pure", cioè costituite da una singola specie vegetale,
sono rare in natura: negli ecosistemi naturali la norma e' la convivenza di
numerose specie vegetali, sia erbacee (come nelle praterie) sia arboree o miste
(erbacee, arboree e arbustive, come ad esempio nelle foreste).
Negli agroecosistemi che l'agricoltura realizza, la tendenza e' di avere coperture vegetali semplificate, costituite da una sola specie o al massimo da poche specie ( ad es. monocoltura di mais pianura padana).
Si parla di coltura consociata quando sullo stesso
appezzamento sono fatte convivere due o più specie.
Il motivo della sua diffusione nell’orticoltura familiare
e da ricercare nel fatto che le
operazioni colturali sono a fatte a mano, l'intensita colturale e' modesta, e
quindi numerose le specie che sono coltivate contemporaneamente per
soddisfare i fabbisogni familiari.
E utilizzata comunque negli orti dove si vuole ottenere un
prodotto quanto più possible sano e genuino senza l'impiego di pesticidi e
fertilizzanti minerali, imitando la
natura quanto più possibile.
Perché si usa
La consociazione si utilizza in quei casi in cui tra colture
diverse si instaurano relazioni di tipo mutualistico (quando i "
partners" ricavano entrambi dei vantaggi dalla loro associazione).
Perché ciò si verifichi le specie consociate devono avere le
seguenti caratteristiche:
¨
esistenza
di specie con apparato radicale diverso: la consociazione di
specie a radice fascicolata e superficiale, con altre a radice fittonante e
profonda consente di sfruttare meglio la massa del terreno per quanto riguarda
l'acqua e gli elementi minerali, verso i quali inoltre le diverse specie hanno
esigenze non identiche.
¨
esistenza
di specie con diverso habitus di crescita: dalla consociazione di
piante con vegetazione raccolta e bassa e di piante con steli lunghi e
svettanti può risultare un miglior sfruttamento della luce e una maggior
produzione, talora dovuta anche al miglioramento del microclima (
ombreggiamento incaso di sole eccessivo, maggiore umidità dell'aria, minore
velocità del vento).
¨
esistenza
di specie a ritmo di crescita stagionalmente diverso: una
sviluppo prevalentemente autunnale o invernale ed unaa sviluppo
primaverile-estivo , assicurando rese più alte o meglio distribuite rispetto ad
una singola coltura.
¨
escrezione
radicale: alcune specie secernono sostanze nutritive che possono
essere utilizzate da piante che siano loro consociate. Il fenomeno meglio
conosciuto e più vistoso e' quello delle leguminose: queste piante infatti non
utilizzano tutto l'azoto fissato dal Bacillus
radicicola (batterio che vive sulle radici delle leguminose) loro
simbionte, ma una parte non trascurabile la secernono nel terreno, sembra sotto
forma dj aminoacidi ( i “mattoni” che costituiscono le proteine)
E' confermato dall'esperienza che piante coltivate vicino a
leguminose crescono meglio e contengono più azoto.
fra gli altri scopi della consociazione:
¨
minori
oscillazioni nelle rese. In climi con forti
oscillazioni stagionali, può essere utile coltivare consociate specie ad
utilizzazione simile, ma caratterizzate da diversa resistenza alle avversità
ambientali: la specie più rustica e' destinata ad assicurare una certa
produzione nel caso che un andamento stagionale sfavorevole comprometta la resa
della specie più delicata.
¨
ottenere
prodotti di migliori qualità
¨
ottenere
un primo prodotto mentre cresce la specie principale.
Consociazioni temporanee di specie a sviluppo rapido con altre a sviluppo
iniziale lento permettono di ottenere un prodotto durante il periodo di
improduttività di queste ultime.
¨
guadagnare
tempo. In orticoltura le diverse specie si susseguono a catena
sullo stessi appezzamento, il trapianto di una avvenendo prima della raccolta
di altre.
¨
ottenere
protezione di una coltura sull'altra, ad esempio protezione dal vento (
fasce frangivento a rapido accrescimento per riparare colture erbacee o
arboree) dalle gelate ( esempio nell'orto)
" lavorazione" del terreno con radici fittonanti
più potenti di altre radici ( principio sfruttato nell'agricoltura naturale e
sinergica)
¨
Soffocamento
delle erbe infestanti.
¨
allontanare
certi parassiti : certe compdosite ( genere tagetes) tengono lontani i
nematodi parassiti del pomodoro. L'opportuna consociazione di tali specie puo'
costituire un mezzo di lotta contro le malattie.
¨
fornire
un sostegno. Alcune piante ( vite, pisello, ecc.) non sono capaci di
mantenessi erette da sole, hanno bisogno di un tutore al quale possano
sostenersi, ad esempio nel caso della vite l'olmo, l'acero o il pioppo.
¨
Proteggere il terreno dall'erosione.
Riepilogando: regole di cui tenere conto per una buona
consociazione:
- evitare consociazioni tra ortaggi della stessa famiglia: sfruttano il terreno allo stesso modo, attirano gli stessi parassiti. Ad esempio non consociare cetrioli, zucchine, zucche, meloni, tutte specie appartenti alla famiglia delle cucurbitacee.
- consocia ortaggi a crescita lenta con quelli a ciclo rapido: in poco tempo potrai raccogliere le verdure “rapide” prima che “lente” saranno diventate abbastanza grandi da reclamare spazio.
- leguminose, fissano l’azoto presente nell’aria e lo liberano nel terreno. Sono quindi un valido fertilizzante naturale, specie per gli ortaggi a foglia verde (lattughe, spinaci, ecc.)
- le aromatiche sono insetticidi biologici, in molti casi il loro odore agisce da repellente.
Bibliografia:
- Fondamenti
di Agronomia generale , Francesco Bonciarelli – edagricole.
- L’orto
in casa, maggio 2013, editoria europea.
martedì 5 aprile 2016
Risparmiare acqua (e non solo) nella coltivazione del proprio orto: La pacciamatura
La pacciamatura
Cos'è?
Pacciamatura è un termine derivante dalla parola pacciame: materiali organici di
scarto, strame, ecc..
Consiste
nel coprire il suolo con uno spesso strato di materiali vegetali inerti (
paglia, vinacce , trucioli, strame, foglie, ecc.) o con fogli di plastica
(generalmente polietilene - PE o cloruro di polivinile - PVC) allo scopo di conseguire un certo numero di
vantaggi.
E’ spesso adottata insieme all’irrigazione a
goccia, al
momento del trapianto sarà sufficiente scostare la pacciamatura nel punto
desiderato e mettere e piantine (si può mettere anche dopo, ma ci vuole un pò
più di pazienza per sistemarla intorno alle piante)
A cosa
serve?
Azione sulla struttura del terreno - elimina l'azione battente della pioggia e quando
e' organica, decomponendosi, arricchisce il suolo di humus e da luogo a una
struttura superficiale eccellente.
I terreni pacciamati non
sono soggetti alla formazione della suola di lavorazione[1], si
mantengono porosi e con buona struttura, favorendo così lo sviluppo e la
funzionalità delle radici, rendendo migliori gli scambi gassosi e più attiva la
carica microbica utile.
Evita o riduce di molto
l'azione deleteria sul terreno del calpestio di macchine, animali, uomini.
Utilizzando la paglia la
temperatura massima giornaliera e' più bassa e la minima più alta.
Con films impermeabili neri
o grigi il suolo si riscalda prima e più di quello nudo, ma la minima notturna
scende agli stessi valori;
Azione sulle erbe infestanti - La pacciamatura con coperture opache impedisce lo
sviluppo delle erbe infestanti.
Azione sul ciclo degli elementi nutritivi -
In generale, in periodo
secco la maggiore umidità del suolo pacciamato consente una più continua
mineralizzazione della sostanza organica rispetto al suolo nudo.
In periodo piovoso il
dilavamento dei nitrati e' in relazione con la maggiore o minore infiltrazione
che la copertura assicura.
La pacciamatura con
materiali vegetali può dar luogo a una diminuzione temporanea di Azoto nel suolo, perché utilizzato dai
microrganismi per la decomposizione della paglia, peraltro la successiva,
ulteriore decomposizione della sostanza organica libera elementi nutritivi dei
quali trovano giovamento le piante.
L'acqua perduta per
evaporazione e' del tutto inutilizzata ai fini della produzione vegetale , e'
intuitiva quindi l'utilità di una pratica, come quella della copertura del
terreno, che consente di ridurre sensibilmente l'evaporazione dell’acqua.
Si possono utilizzare
diversi materiali, scelti secondo gli obiettivi prevalenti che si vogliono
conseguire o secondo criteri di economia, di disponibilità, di facilita' di
smaltimento (problema rilevante nel caso delle plastiche), ecc.
Quali
materiali?
Paglia - È eccellente, poiché durante la
decomposizione permette lo sviluppo di miceli che proteggono le piante coltivate. Inoltre la cellulosa in essa contenuta costituisce un
alimento o apporto di carbonio per i microrganismi terrestri e favorisce lo
sviluppo di batteri benefici per la coltivazione degli ortaggi.
Oltre alla paglia di grano,
si può utilizzare anche quella di tutti gli altri cereali.
Nel caso di paglia
pressata, questa va aerata bene prima dell’uso, per evitare un isolamento
termico eccessivo del terreno.
Foglie -
Con la sola eccezione di quelle di eucalipto, che possono inibire lo sviluppo dei
microrganismi, si possono usare tutte le foglie.
Alcune restrizioni
riguardano anche gli aghi di pino e di altre conifere. Le foglie di castagno,
noce, quercia e rovere si possono utilizzare anche come pacciamatura, ma solo
se insieme a foglie di altri alberi.
Segatura
- Purché non provenga da legname trattato o incollato. Per evitare che le
piante soffrano di carenza d’azoto, è bene utilizzate la sega-
tura fresca come copertura
nei passaggi tra le aiuole. In questo modo
la segatura subisce una
prima decomposizione evitando di depau-
perare il terreno d’azoto.
Quando, dopo un anno, la segatura diventa
scura, la si potrà
aggiungere alla
pacciamatura dell’aiuola.
Carta ed altri materiali - Per la copertura si possono usare anche
sterpaglie di bosco o di siepi, residui di potatura e di vinificazione
triturati,
piume d’oca e lana di
pecora. Si può utilizzare persino la carta dei quotidiani tagliata in strisce,
dal momento che l’inchiostro dei giornali dei paesi occidentali non contiene
piombo. Però bisogna evitare le
carte colorate o brillanti,
perché queste invece contengono metalli pesan-
ti e sono tossiche.
La profondità della pacciamatura è
un elemento chiave per la conservazione dell'umidità e il controllo delle
infestanti. Lo spessore minimo non dovrebbe essere inferiore ai 5-10 cm.
Nel caso la si utilizzi in
giardino, una
pacciamatura decorativa può dare colore
alle zone monotone fra una pianta e un'altra.
Al momento della semina o del
trapianto sarà sufficiente scostare la pacciamatura
nel punto desiderato.
Fonti bibliografiche:
- Fondamenti
di agronomia generale – Francesco Bonciarelli - Edagricole
- Irrigazione
e pacciamatura - di Fortunato Fabbricini e Antonio De Falco – AAM ottobre 2003
[1]
è uno strato di
terreno compatto che si forma in seguito a della lavorazioni. in genere si
forma quando l'aratura viene effettuata sempre alla stessa profondità (30-50
cm) perciò col tempo lo strato sottostante si compatta a tal punto da creare
gravi problemi: impermeabilità, impossibilità di penetrazione delle radici,
asfissia, mancato traslocamento nel terreno degli elementi nutritivi ecc ecc.
mercoledì 6 marzo 2013
Principi cardine dell’Agricoltura Naturale
Nella sua esperienza Fukuoka cercò di dimostrare la validità di cinque punti
principali:
- niente aratura
- niente fertilizzanti
- niente pesticidi
- niente sarchiatura
- niente potatura.
Per lo scienziato, persuaso che la natura possa essere
compresa e usata attraverso la conoscenza e le azioni umane, l’agricoltura
naturale è un caso isolato, privo di universalità;eppure questi principi fondamentali
possono essere applicati ovunque.
Gli alberi e le piante producono semi che cadono sul
terreno, pronti per germogliare e diventare nuove piante. I semi piantati in
natura non sono così deboli da poter crescere esclusivamente in campi arati.
(anzi in campi lavorati nel modo classico, senza apporto di fertilizzanti e sostanza organica stentano
nel ciclo colturale successivo se non si interviene, con input dall’esterno, come ho potuto notare nella mia breve
esperienza - n.d.r).
Da sempre le piante crescono per semina diretta, senza
aratura. Il terreno dei campi viene lavorato da piccoli animali e delle radici,
e arricchito dalle piante da sovescio.
Solo da cinquant’anni (il
libro da cui è tratto il brano è del 1992) a questa parte i
fertilizzanti sono stati ritenuti indispensabili.
È vero che l’antica consuetudine di utilizzare letame e
miscele organiche aiuta effettivamente ad accelerare la crescita del raccolto,
ma ciò impoverisce la terra da cui viene prelevato il materiale organico del
composto.
Perfino la coltivazione organica (o biologica, n.d.r) , è
soltanto un genere diverso di agricoltura scientifica. Il materiale organico
dev’essere trasportato da una parte all’altra, deve subire processi e
trattamenti chimici.
Sebbene siano migliaia le malattie che colpiscono le piante
nei campi e nelle foreste, la natura riesce sempre a mantenere l’equilibrio. E
non ha mai avuto bisogno di pesticidi!
L’uomo è
rimasto sconcertato quando ha scoperto che queste malattie sono provocate dagli
insetti; egli si è procurato con le proprie mani la necessità di tanta fatica e
di tribolazione.
L’uomo si sofrza anche di eliminare le erbacce, mentre la
natura non classifica arbitrariamente una pianta come “erbaccia” per poi
tentare di sdradicarla.
Né tantomeno un albero da frutto, se viene potato, cresce
più vigorosamente e produce più frutti.
Un albero cresce meglio nel suo habitat naturale, i rami
non si intrecciano tra di loro, la luce del sole raggiunge ogni foglia e
l’albero fruttifica abbondandemente ogni anno invece che ad anni alterni
(l’alternanza di produzione infatti deriva anche da cause fisiologiche).
Oggi molta gente si preoccupa per la desertificazione di
aree coltivabili e per la diminuzione della vegetazione del nostro mondo, ma
non c’è dubbio che la civiltà umana, e gli errati metodi di coltivazione dei
raccolti, generati dalla presunzione umana, sono i principali responsabili di
questa piaga che affligge tutto il pianeta.
L’eccessivo sfruttamento dei pascoli da parte di mandrie di
animali appartenenti a popolazioni nomadi ha spogliato la terra, riducendo la
varietà di specie vegetali.
Anche le comunità agricole, dopo essere passate
all’agricoltura moderna ed essersi affidate completamente ai prodotti chimici,
si trovano a dover affrontare il problema del rapido impoverimento del terreno
(ad esempio, si pensi ai danni
della monocoltura nella Pianura Padana, con l’accumulo di atrazina nel suolo
che ha causato l’avvelenamento delle falde freatiche - n.d.r ) .
La difficoltà che l’agricoltura naturale incontra
nell’ottenere generali consensi dimostra proprio come la natura sia stata
mortalmente intaccata dalle interferenze umane.
Fonte: “la fattoria biologica” , Masanobu Fukuoka.
Mediterranee editore.
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